Io non mi volto
Una strada. La gente passa. Passa e calpesta distratta tutto. Ognuno con lo sguardo dritto, fisso sul proprio cammino, la mente capace di esistere solo nella piccola nicchia, che a fatica è stata ricavata nel mondo. La gente passa e si volta dall'altra parte, troppo spesso. Si volta quando succedono cose che non si vogliono accettare, perché fanno paura, perché si nega facciano parte del proprio mondo, almeno della propria nicchia. Sì, perché è quella che si vuole garantire. Sì perché è quella che si vuole salvare. E se nel proprio cammino c'è una ragazza sanguinante a terra, circondata da balordi che vigliacchi la prendano a calci in gruppo ... cosa importa ... non è una faccenda che entra nella propria nicchia ... così piccola ... così personale. Cosa importa se questa ragazza, con coraggio, si era esposta per difendere un amico insultato da quei balordi. Ma non è l'empatia, cioè la capacità di percepire le emozioni altrui, quindi di immedesimarci degli altri, una delle caratteristiche più umane che abbiamo? Allora come si fa a lasciare quella ragazza sanguinante a terra? Come si fa a lasciarla circondata dai balordi, senza fare nulla? Ma così è accaduto nell'episodio di cronaca che sto citando, ma così avviene spesso troppo spesso. La ragazza calpestata a sangue, che rischia di perdere un occhio ha fatto un'amara ma schietta osservazione. Lei che è generosamente intervenuta rischia di rimetterci pesantemente, i meschini che hanno fatto finta di nulla no. Vedete ogni nostra scelta dà una direzione al mondo, ogni volta che ci voltiamo dall'altra parte mandiamo il mondo nella direzione descritta dalla ragazza. Se i passanti si fossero opposti tutti insieme a quella violenza, probabilmente nessuno avrebbe rischiato di perdere un occhio. Io non mi volto ...
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